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F.Depero
AL DI LA' DELLA PITTURA VERSO ,I POLIMATERICI

1934

EVASIONE DALLA PITTURA
La storia dell'attività artistica, dalle prime civiltà ad oggi, presenta una continua evoluzione dei mezzi d'espressione e degli elementi d'interpretazione, destinati a commuovere delle collettività. L'arte è sempre stata inserita nella vita. Nelle arti figurative — particolarmente — il carattere rappresentativo dell'essere umano è sempre stato al servizio di una ideologia. Questo lo si nota nelle grandi epoche delle rivoluzioni spirituali o sociali e agli albori di una nuova mistica. Noi italiani del secolo XX viviamo in questo momento un nuovo clima. Questa nuova fede che ci anima, potrà solo perpetuarsi, nel tempo e nello spazio, a condizione che esista un accordo divino, fra lo sviluppo intrinseco dell'arte e la mistica che è chiamata ad esaltare. Siamo di fronte al tramonto definitivo del romanticismo con le sue nostalgiche avventure sperimentali. L'arte del secolo XIX pretendeva infatti di vivere nella tradizione negando le rivoluzioni estetiche, mentre l'inizio del nostro secolo, aperte le aspirazioni dell'anima collettiva, intende meglio delle precedenti cosa sia spirito della tradizione. Ma se le nuove tendenze hanno creato questa libertà d'azione e di pensiero nell'artista, hanno anche sconvolto i valori universali ed eterni di suggestione umana. Anzi noi — maestri nell'evoluzione dell'arte contemporanea — abbiamo portato con le nostre opere l'arte pittorica alle estreme conseguenze di intensità espressiva accelerando il ciclo storico, cosí da esaurire il significato di un tempo dei canoni plastici, per evadere dalla pittura, verso un nuovo mondo estetico e tecnico, chiamato ad esprimere — plasticamente — le contingenze umane della nuova mistica spirituale che viviamo.

L'AGONIA DEL QUADRO ULTIMA ESPERIENZA ROMANTICA
Si sarebbe tentati di rivedere l'evoluzione pittorica dai primitivi alle recenti espressioni artistiche — le piú oltranziste —, per dimostrare come da quelli nacque il linguaggio plastico adeguato ad un ideale determinato, che fece delle loro opere un esempio tipico di equilibrio supremo fra la rappresentazione della materia e l'espressione dello spirito.
La calma e la solenne bellezza delle loro opere era dovuta anche alla loro funzione ambientale di ogni linea della loro composizione; prima di considerare l'oggetto plastico da raffigurare, i primitivi guardavano intorno l'architettura scelta ad ospitare la loro missione plastica. Sceglievano poi le loro forme nella natura intima delle cose, facendo ripercuotere l'eco del loro spirito fra le superfici delle costruzioni da animare.
Questa purezza ideale del sentimento per la pittura murale dei primitivi fu poi alterata nei secoli a venire dalle presunte perfezioni del rinascimento e del barocco, ecc., volendosi aggiungere alle convenzioni unicamente plastiche dei primitivi delle preoccupazioni d'ordine scultoreo e architettonico con lo sfoggio dell'anatomia e della prospettiva e con gli effetti degli scorci ed il virtuosismo del mestiere.
Ecco cosí i contorni fatti per sopportare i contatti e i parallelismi con l'architettura infiacchirsi; un'obesa presunzione delle forme tridimensionali generò il disordine dei valori plastici funzionali; le opere sebbene destinate ad inquadrarsi con l'architettura finirono per non essere piú la parte integrante di questa, spingendo le ingannevolezze appaganti del mestiere verso il tronfio realismo ottocentesco. La pittura, perduti i rapporti con l'architettura, cioè con la vita, si decompose, si frantumò, annunziando fatalmente il trionfo del frammento, l'avvento del quadro da cavalletto, dell'espressione individualista.
I bifolchi del sentimento — i romantici — continuarono a lungo a speculare sopra questa misera superficie di pochi centimetri quadrati illudendosi di riassumere in un rettangolo di modeste proporzioni evaso dall'ambiente funzionale, la potenza suggestiva del linguaggio plastico dei primitivi o dei classici, di coloro cioè che a contatto con Dio o con la terra, con l'immagine plastica e con l'architettura avevano compreso il compito umano dell'arte.
La generazione dei bifolchi del sentimento — cioè dei pittori e scultori romantici che attribuiscono al quadro da cavalletto e al frammento pittorico o plastico poteri universali o valori plastici — è in agonia.
L'agonia è lenta, ma la certezza di questa fine è in noi.
Noi futuristi italiani, precursori d'ogni felice indirizzo artistico e plastico, sentiamo imperiosamente la necessità di arginare l'attuale disorientamento della pittura e della scultura per la sopravalutazione e sovraproduzione del quadro e del frammento plastico, che ha esaurito totalmente lo sviluppo storico delle arti plastiche e la loro funzione in rapporto alla vita di un popolo in completa rinascita.

DAL FRAMMENTO ALLA COMPOSIZIONE
Il secolo XIX e gli albori del XX ci hanno messo di fronte, oltre alla dilagante invasione del quadro da cavalletto, anche al trionfo del frammento, eredità venuta dalla misura e dalla speculazione plastica dell'arte francese. Il paesaggismo e la natura morta hanno suggestionato le facili aspirazioni degli artisti d'ogni paese, inondando il mercato mondiale di milioni e milioni di opere e di dilettanti. (Si pensi che dal 1926 al 1930 solo a Parigi si produceva circa un milione di opere all'anno).
Anche l'Italia è stata ed è tuttora vittima di questa facile influenza. Solo noi futuristi, e alcuni maestri dell'avanguardie straniere, abbiamo reagito, portando per primi il concetto dell'universale nella creazione e quindi nella composizione delle nostre opere. E se le contingenze sociali e pratiche ci avessero dato la possibilità di realizzare il nostro principio spirituale dell'arte-vita legandolo all'architettura lo avremmo fatto da tempo.
Io del resto, molto prima dei cubisti francesi, e dei così detti novecentisti nostrani, ho realizzato delle vaste composizioni murali, che hanno inizio nel 1920 a Praga, per poi succedersi a Roma, Parigi, Trento, Milano, La Spezia. Decretata cosí la fine del frammento, eredità d'oltr'alpe e simbolo di un periodo di decadenza, noi italiani dobbiamo trovare nella fede di una nuova mistica spirituale e sociale gli elementi e i simboli delle nostre composizioni future.
La libertà di ricerca di questi ultimi anni, e il contributo dei maggiori artisti e delle tendenze, ha arricchito di larga messe la nomenclata plastica cosí da permettere oggi di esprimersi con ampio respiro.
Di che natura sarà questo avvento alla composizione e alla pittura murale? Un ritorno all'ideale bizantino o gotico? Certo che gli splendori astratti di Bisanzio o le alchimie plastiche dei gotici avrebbero buon giuoco per i poveri d'immaginazione, ma noi mantenendo intatto lo spirito creatore della nostra razza dobbiamo guardare oltre, senza ritorni, all'ideale della nostra civiltà meccanica ricca e potente di espressioni suggestive. Noi italiani siamo per istinto dei costruttori, dei classici; in antitesi alla pittura francese e fiamminga del frammento e dell'intimità, abbiamo sempre opposto le grandi proporzioni e l'esteriorizzazione. Alla nozione d'intensità dei primi noi abbiamo sostituito la nozione della bellezza ideale e profonda. Al dramma dell'espressione noi abbiamo preferito il lirismo delle forme.
Ma da tempo il lirismo e il dramma hanno disertato la pittura e la plastica, perché se c'è stato un meraviglioso sviluppo ascendente di ricerche tecniche dal lato sensibile e di potere analitico, si sono perdute attualmente (salvo eccezioni) le facoltà di organizzare in superfici prestabilite, con soggetti imposti, gli elementi della rappresentazione.
Presso i primitivi gli elementi della composizione erano sovrapposti, nel rinascimento e nei seicento composti e concatenati, nell'attuale periodo futurista in simultanea compenetrazione.
Egualmente per il soggetto se per i primitivi era un inventario rituale e moralizzatore, per il rinascimento e il seicento una descrizione didattica, ed una esaltazione retorica, per l'artista d'oggi che si trova d'innanzi ad una nuova percezione umana del mondo e delle cose, il soggetto, al di là del concetto religioso e morale, dovrà esprimere i nuovi fenomeni della vita legati al linguaggio astratto delle grandi leggi cosmiche

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