LA STAMPA CALCOGRAFICA

la stampa calcografica
la stampa calcografica in una stampa antica

 

La calcografia, o più comunemente incisione, prende il nome dalle lastre di rame usate dai primi incisori, mentre oggi sono diffuse anche lastre in zinco, benché il materiale migliore, proprio per la sua maggiore durezza, sia ancora il rame.

Il nome calcografia deriva dai termini greci: chalkos rame e grapheim incidere scrivere, cioè l’arte di incidere sopra una lastra di rame.

Prima dell’avvento della tecnica calcografica, cioè fino alla metà del XV secolo. la riproduzione delle illustrazioni avveniva esclusivamente con la tecnica xilografica.

Maso Finiguerra
Nel 1450 L'orafo fiorentino Maso Finiguerra (Firenze,1426 –1464) è considerato il primo ad aver fatto uso di una nuova tecnica di stampa, che era sostanzialmente l'inverso di quella xilografica.

Maso Finiguerra lavorò con Lorenzo Ghiberti alla realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze del Battistero di Firenze, e secondo Giorgio Vasari fu l'inventore dell' incisione con bulino su metallo che è all'origine della stampa calcografica.

Maso Finiguerra
Maso Finiguerra, il "trionfo di amore" dai "Trionfi" del Petrarca, incisione calcografica sec.XV

Maso Finiguerrra
Maso Finiguerra, incisione calcografica che rappresenta Teseo ed Arianna, sec.XV

Maso Finiguerrra
Maso Finiguerra, incisione calcografica che rappresenta Teseo davanti al labirinto, sec.XV

Maso Finiguerra
1460, Maso Finiguerra, "Sibilla delfica", incisione calcografica da "Cronaca figurata".

 

Le carateristiche della calcografia
Nella calcografia l'incisione è praticata su una lastra di metallo e l'inchiostro si deposita negli incavi, cioè nelle parti incise e non sulle parti a rilievo come nella xilografia .

Con la pressione esercitata dal torchio, l'inchiostro contenuto nelle parti scavate si trasferisce sul foglio.

Il nuovo sistema, chiamato calcografico, incontra subito grande favore, soprattutto per le possibilità di impiego di molti materiali e di interessanti varianti tecniche.

I metalli usati per incidere sono generalmente il rame, che grazie alla sua duttilità è il più usato e consente i migliori risultati, lo zinco, l'ottone, l'alluminio, il ferro e l'acciaio.

L'incisione può essere fatta a mano, metodo diretto, oppure ottenuta con mezzi chimici corrosivi che operano sul disegno preventivamente eseguito sulla lastra ,metodo indiretto.

Sono realizzati con metodo diretto il bulino e la puntasecca.

Sono realizzati con quello indiretto l'acquaforte e l'acquatinta.

Nel metodo indiretto la lastra deve essere preparata con sostanze coprenti in modo che il disegno scopra solo le parti che le sostanze chimiche dovranno poi incidere.

Ogni tecnica si distingue per il tipo di attrezzo o di corrosivo utilizzato, e può anche essere usata insieme alle altre, sulla stessa lastra, per ottenere risultati particolari.

La storia della calcografia
La rapida diffusione della calcografia conduce al progressivo abbandono del sistema xilografico.

I tipografi editori affidano agli incisori la decorazione delle loro pubblicazioni.
Grandi artisti come Albrecht Dùrer, Andrea Mantegna, Pieter Paul Rubens e Giovanni Battista Piranesi fanno uso di questa tecnica.


Altri, come il Canaletto, affidano la riproduzione delle loro opere a incisori specializzati.

Nei secoli XVII e XVIII gli editori olandesi pubblicano libri ricchi di incisioni dei maggiori artisti dell'epoca contribuendo così al formarsi di una grande scuola che consente ai Paesi Bassi di conquistare anche il primato nell'incisione del carte geografiche.

Alla fine del sec. XVI si afferma la stampa calcografica delle illustrazioni e la tecnica xilografica viene definitivamente abbandonata.

In un libro illustrato da coalcografie il testo e le illustrazioni devono essere stampati in due momenti diversi.
Perchè nella stampa tipografica la matrice è a rilievo, nentre nella calcografia la matrice è in incavo per cui richiedonom un torchio da stampa differente

Verso la fine del XVIII secolo ha fatto largo uso dell'acquatinta Goya, egli è stato infatti un superbo interprete delle potenzialità espressive di questa tecnica, dando luogo anche a stampe ove le superfici sono trattate esclusivamente con questa tecnica.

Albrecht Durer
1504 Albrecht Durer, Adamo ed Eva, incisione calcografica a bulino.

Albrecht Durer
1513 Albrecht Durer, "Il cavaliere, la morte e il diavolo",
incisione calcografica a bulino.

Albrecht Durer
1514 Albrecht Durer, danza di un contadino e di una contadina,
incisione calcografica a bulino.

Andrea Mantegna
Andrea Mantegna, Baccanale con Sileno, incisione calcografica a bulino, fine sec XV.

Andrea Mantegna
1431, Andrea Mantegna, "l'Isola di Canturo"incisione calcografica a bulino e puntasecca.


1562, Vincentium Valgrisium, una delle 64 tavole calcografiche doppie, stampato a Venezia

.
Anversa 1573, Abramo Ortelio, "Fori Julii accurata descriptio",
incisione calcografica in rame e successiva aquarellatura della stampa.

Rembrant
1643, Rembrant Harmenz Van Rijn, "paesaggio con tre alberi "
incisione calcografica ad acquaforte più bulino e puntasecca.

Piranesi
1761, Piranesi, "Carcere di invenzione " incisione calcografica ad acquaforte .

Goya
1796, Francisco Goya,"El msueni de la razon produce monstros ",
incisione calcografica ad acquaforte e acquatinta.



Metodi dell’incisione calcografica
L'incisione calcografica si divide, a seconda della tecnica usata per incidere la lastra, in due procedimenti fondamentali.

Procedimento Diretto:
la matrice viene incisa direttamente dall'artista con strumenti idonei a scalfire il metallo, senza mediazioni chimiche.
Sono tecniche dirette il bulino, la puntasecca, la maniera nera, il punzone.

Procedimento Indiretto
:
la matrice viene incisa, dopo opportune preparazioni, dall'azione "mordente" dell'acido in cui viene immersa, e non direttamente dalla mano dell'artista.
Sono tecniche indirette principalmente l' acquaforte, l' acquatinta, la vernice molle.

I procedimenti Diretti
Il bulino
E' la tecnica utilizzata dagli orafi.
L'incisione a bulino si è sviluppata soprattutto in Italia e in Germania.

Il bulino è uno strumento costituito da una sottile asta di metallo a sezione quadrangolare o triangolare che termina con un taglio obliquo tagliata a formare una punta affilatissima.


La faccia inferiore piatta manico in legno del bulino permette di poter
usare lo strumento con inclinazione prossima a quella orizzontale



Il bulino viene spinto sulla lastra così da sollevare dei "trucioli" di metallo, detti barbe, che vengono poi asportati dall'incisore con un raschietto.

Il segno del bulino è facilmente riconoscibile, sia per la particolare nitidezza in resa di stampa, sia perché la diversa pressione esercitata dallo strumento permette di ottenere solchi di profondità diversa, spesso anche di una sottigliezza non raggiungibile con l'acquaforte.

Il bulino è usato a maniera fine caraterizzata da tratteggi molto fini con linee parallele a coste, o a maniera larga caraterizzata da tratteggi molto lunghi e distanziati fra di loro.

Marcantonio Raimondi
Marcantonio Raimondi, incisione calcografica a bulino, sec XVI.

Marcantonio Raimondi
Marcantonio Raimondi,"il giudizio di Paride" da Raffaello,
incisione calcografica a bulino, sec XVI.

La Puntasecca
Ogniqualvolta si scalfisce una lastra con una punta, tracciando con essa alcuni segni, tratti o altro, si ha una puntasecca.

La puntasecca è una punta di metallo affilato che viene usata dall'incisore come se fosse una matita.


puntasecca


La sua particolarità è che la punta non taglia il metallo asportandolo, come nel caso del bulino, ma si limita a spostarlo con la forza della pressione esercitata.

I solchi che si ottengono non sono troppo profondi e mostrano ai lati un leggero rialzo del metallo, dovuto al suo spostamento determinato dalla punta.

Queste , barbe, che si sollevano durante la fase di incisione non vengono tolte e, trattenendo l'inchiostro, danno al segno una morbidezza che rende la puntasecca particolarmente riconoscibile, caratterizzato da un alone nerastro e soffuso che, in fase di stampa, appare accanto ai tratti incisi.

puntasecca
Rappresentazione schematica di un tratto di puntasecca:
1) punta 2) solco 3) barbe.

Pablo Picasso
1933, Pablo Picasso,"Testa di donna ", incisione calcografica a puntasecca.

 

La Maniera Nera
La tecnica di incisione della maniera nera o mezzotinto fu inventata dal tedesco Ludwig von Siegen (1609-1680) ed ebbe il suo maggior sviluppo nell’Inghilterra del settecento.

E' una tecnica che si è sviluppata in un'epoca in cui era in auge l'incisione di riproduzione, per le possibilità pittoriche che il suo segno consentiva di ottenere.
La maniera nera è tanto facile da spiegare, quanto difficile da eseguire.
Si lavora la lastra, agendovi sopra non con una punta, ma con un berceau o rocker, ossia una speciale mezzaluna d'acciaio dentata.

Muovendolo sulla lastra si ottiene una serie di piccoli punti che devono coprire la superficie in modo talmente fitto di segni che, se venisse stampata, darebbe il nero completo.


Bercau o rocker eil suo percorso sulla lastra calcografica



Per far apparire i bianchi si attenua o cancella i segni precedentemente ottenuti con il berceau, comprimendo con un brunitoio o rasando con il raschietto, ottenendo cosi una infinita gamma di grigi sino ad arrivare al bianco

Questo processo preparativo è detto granitura della lastra.
La granitura è una fitta trama di punti distribuiti casualmente.
A questo punto, sulla lastra così lavorata si agisce con il brunitoio o con il raschietto, usando il primo per chiudere eventuali segni, schiacciando e rendendo liscia la lastra, il secondo per ottenere zone ove si vuole diminuire l'inchiostrazione, raschiando via la granitura del metallo.

Con la maniera nera si possono ottenere tonalità ricche di profonde sfumature, impossibili da raggiungere mediante altre tecniche incisorie.

Osservando con una lente una stampa incisa alla maniera nera, si possono vedere punti neri circondati di bianco, al contrario dell'acquatinta.
Anche in questo caso come nella tecnica della puntasecca si ottengono generalmente tirature molto limitate.



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1815, Francisco Goya,"Colosso", incisione calcografica nella maniera nera.

Il Punzone
E' una punta d'acciaio conica che viene battuta sulla lastra (ci si avvale anche dell'uso di un martelletto).


gli strumenti re l' incisione a punzone


In questo modo si incidono segni di diverse grandezze e profondità che, nell'insieme, in stampa, daranno varie tonalità.


zone con diversa concentrazione di puinti sulla lastra


Anche per questa tecnica, ai fini della nitidezza, si usa asportare le "barbe".


Costante Constantini "Eva" incisione calcografica a punzone

 

I procedimenti Indiretti
L'Acquaforte.
"Acqua forte" è l'antico nome dato all'acido nitrico, conosciuto per il suo potere corrosivo.
Con lo stesso nome si indica anche la stampa artistica ottenuta da una matrice di metallo incisa utilizzando una soluzione acida.

La lastra viene levigata e preparata con un sottile strato di vernice e annerita con nerofumo ocon una vernice cerosa resistente agli acidi.

Il disegno viene eseguito con una punta di acciaio che toglie la vernice nei punti incisi.

Successivamente la lastra viene immersa nell'acido, "morsura", che penetra nei punti dove la vernice è stata asportata.

L'acido incide così il metallo e nei tratti in cui è stata graffiata la vernice, il mordente fa presa sul metallo e vi scava dei solchi.
La profondità dell'incisione è data dal tempo di immersione della lastra nell'acido stesso.

Per ottenere varie tonalità e sfumature, o per sottolineare i vari piani e profondità del disegno, occorre dare tempi diversi di morsione.
Tonalità più scure hanno tempi più lunghi di immersione in acido e conseguentemente solchi più profondi.

Dopo il lavaggio e la finitura la lastra è pronta per la stampa.

Nella stampa artistica, tutte le prove realizzate sono firmate e rigorosamente numerate dall'artista con due numeri, nei quali il primo è il numero progressivo della stampa e il secondo la quantità che ne verranno eseguite, come riportato sulla garanzia che accompagna ogni nostra singola incisione.

Pablo Picasso
1904, Pablo Picasso,"pasto frugale ", incisione calcografica ad acquaforte

 

L' Acquatinta
E un trattamento successivo a quello dell'acquaforte.

Anche in questa tecnica la matrice metallica viene incisa dall'azione dell'acido ma, a differenza dell'acquaforte, la preparazione della lastra è molto più complessa e delicata.
Questa viene infatti ricoperta con sostanze cristalline (per lo più polveri grasse e cerose come la colofonia - di origine vegetale - o il bitume di Giudea - di origine minerale -) distribuite in modo omogeneo sulla parte interessata della lastra.

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cassetta per acquatinta e diffusione sulla lastra di polvere di resina



In seguito la matrice viene scaldata per favorirne l'adesione, la polvere infatti fonde e aderisce alla superficie proteggendola in modo puntiforme.

Con un pennello e della vernice coprente si lavorano le parti che si vogliono lasciare bianche alla stampa e si immerge poi la lastra nell'acido.
Questo penetrerà solo tra una particella e l'altra della copertura puntiforme provocando una "granitura" del metallo molto efficace per ottenere effetti di chiaroscuro, ombreggiature e mezzitoni.

Una lastra incisa all'acquatinta mostra sul foglio una retinatura particolare e inconfondibile, costituita da un alternarsi omogeneo, ma casuale, di punti irregolari.

L'acquatinta è' una tecnica quindi utilizzata per creare fondi o riempimenti omogenei oppure ombre e comunque quasi sempre combinata con l'acquaforte.

La difficoltà sta nel fatto che per ottenere una granitura omogenea è importante una distribuzione uniforme della polvere.
Ciò si ottiene tramite una cassetta per acquatinta sul fondo della quale si pone la polvere.
Immettendo con forza dell'aria dentro la scatola si forma una nuvola che ricade lentamente distribuendosi in modo uniforme.

Goya
>1793, Francisco Goya,"Asta su abueno ", incisione calcografica a acquatinta.


1830, "Veduta della Città Regia di Mantova ", incisione calcografica a acquatinta.

Pablo Picasso
1952, Pablo Picasso,"donna alla finestra ", incisione calcografica ad acqutinta

 

La Ceramolle
La vernice molle, detta anche ceramolle, si usa quando si desiderano ottenere segni dai confini indeterminati e sfumati, simili al pastello o a quelli lasciati da una matita o da un carboncino su una carta ruvida.

Per ottenere questi effetti si usa coprire la lastra non con la normale vernice utilizzata per l'acquaforte, ma con un impasto speciale più tenero, sopra al quale si applica un foglio, su cui l'artista lavora.
Questi infatti disegna liberamente sul foglio con una matita.


Terminata l'opera, il foglio viene sollevato e il suo distacco dalla lastra comporta l'asportazione anche dell'impasto in corrispondenza dei segni tracciati, dove la vernice rimane attaccata al foglio.


A questo punto si procede come per le altre tecniche di tipo indiretto.
La ceramolle si è diffusa molto nel Settecento in ragione degli effetti pittorici che era in grado di dare.

Due sono in particolare i tipi di segno di questa tecnica: uno granuloso, che imita quello ordinariamente lasciato da una matita, e uno più morbido e pastoso, che richiama lo sfumato che si può ottenere con un pastello.


Vitali, incisione calcografica a ceramolle

 

Le tecniche di stampa

A.Bose torchio di stampa calcografica
Abramo Bose, La stampa al torchio calcografico, incisione calcografica a bulino, sec XVII


La stampa di una matrice calcografica è quella che implica un maggior lavoro manuale.
Si divide in tre fasi: inchiostratura, pulitura, stampa al torchio e tutte e tre vengono ripetute ad ogni copia.

L' Inchiostratura:
Consiste nel far penetrare bene l'inchiostro nei segni incisi, a questo scopo si usa un inchiostro molto fluido distribuito abbondantemente, con una piccola spatola, su tutta la lastra, cercando di farlo penetrare in tutti i segni incisi.

La Pulitura:
Consiste nel pulire tutta la superficie della lastra, senza però togliere l'inchiostro dai segni incisi. Lo stampatore usa garze, fogli di carta velina ed anche il palmo della mano.
A seconda del risultato che si vuole ottenere si possono lasciare zone leggermente velate o pulire la superficie della lastra finché non risulta lucida.

La Stampa:
Viene effettuata con un apposito torchio detto appunto "calcografico", costituito da un piano metallico libero di passare tra due grossi cilindri che lo pressano, mossi manualmente per mezzo di un ingranaggio"a stella.

torchio calcografico
Un torchio calcografico:
A) manubrio, B) regolatori per l'altezza del cilindro, C) rullo cilindrico D) lastra inchiostrata posta su un foglio a faccia in giù E) foglio F) piano scorrevole.



La lastra viene collocata sul piano del torchio e le viene sovrapposto il foglio di carta umido e quindi un feltro di ammorbidimento.

Il tutto viene fatto passare fra due cilindri in pressione tra loro che spingono la carta a raccogliere l'inchiostro dentro i segni incisi.


disposizione di stampa calcografica
1) feltro di lana 2) carta 3) lastra 4) piano scorrevole


Le carte usate in calcografia, per riuscire, sotto pressione, a raccogliere l'inchiostro dentro a segni anche sottilissimi, sono spesso ancora fabbricate a mano da stracci di cotone.
Devono essere piuttosto spesse, contenere pochissima colla, ma devono essere nello stesso tempo resistenti per reggere senza strappi alla pressione del torchio.
Inoltre vengono inumidite prima della stampa in modo da farne gonfiare le fibre che così raccoglieranno meglio l'inchiostro dall'incavo dei segni

In questo modo si possono eseguire da una lastra incisa un numero limitato di esemplari (100/150), prima che essa si deteriori e diventi inutilizzabile


torchio tipografico, particolare da l'"Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers"1706



alcuni modelli di torchio calcografico

 


torchio calcografico mod 500


torchio calcografico mod Wistler, dim max di stampa fogli 760 X 1400 mm.


torchio calcografico mod zorrn, modellp elettrico, dim max di stampa fogli 900 X 1800 mm.


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